Quei tesori nascosti nei depositi dei musei siciliani
26 Febbraio 2020
Nel corso di un convegno a Catania lanciata la proposta di rendere fruibili reperti e pezzi pregiati che si trovano nei magazzini non accessibili al pubblico
di Ruggero AltavillaSono musei nei musei, ma i tesori che custodiscono non li conosce nessuno. C’è un enorme patrimonio di reperti e pezzi pregiati che si trovano affastellati nei depositi dei musei siciliani. Uno sterminato giacimento culturale con cui si potrebbero allestire decine di mostre da un capo all’altro dell’Isola. Perché allora non pensare a una nuova gestione dei depositi dei musei, rendendoli accessibili al pubblico e riportando alla luce i gioielli che custodiscono, magari con esposizioni tematiche o in luoghi strategici per il turismo come alberghi e aeroporti? È la domanda a cui diversi esperti e rappresentanti delle istituzioni culturali siciliane hanno cercato di dare una risposta nel corso del convegno “Beni culturali: dai depositi alla valorizzazione. Modi, forme, esperienze e norme”, che si è svolto nei giorni scorsi alle Ciminiere di Catania.
Nel corso delle due giornate – organizzate dalla soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Catania, insieme all’associazione SiciliAntica e alla Ufta, Universal federation of travel agents association – i partecipanti hanno contribuito a redigere una proposta di legge che verrà inviata all’Assemblea regionale siciliana e al governo regionale per la valorizzazione e promozione del patrimonio culturale conservato nei depositi, spesso difficilmente accessibile anche agli addetti ai lavori. Presente all’inaugurazione, il governatore Nello Musumeci, che assume ad interim anche le funzioni di assessore regionale dei Beni culturali, si è impegnato a formulare in poco tempo un “regolamento per la gestione e la fruizione dei depositi archeologici”, mentre il direttore generale del Dipartimento regionale dei Beni Culturali, Sergio Alessandro – sulla stessa scia – ha annunciato la creazione di una “Carta per la fruizione dei depositi”, che sarà battezzata “Carta di Catania”.Il convegno ha messo in luce sia i casi virtuosi, che quelli critici, legando analisi e dibattito al tema della valorizzazione e promozione, anche turistica. Tra gli obiettivi della due giorni non è stato secondario quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto giovanile, sulla dispersione di un patrimonio che giace dimenticato e talora in situazione di pericolo. Il convegno si è concentrato prioritariamente sulla realtà siciliana, ma trattandosi di un tema che è centrale anche in altre realtà ha gettato uno sguardo anche alle esperienze nazionali e internazionali. In questa direzione, ad esempio, va la proposta di Mario Bevacqua, in rappresentanza dell’Ufta, che ha lanciato l’idea di esporre alcuni reperti dei depositi negli alberghi, creando una rete siciliana di Archeological Hotel, come già avviene in India e Indonesia.Adesso, il gruppo operativo guidato dalla soprintendente di Catania, Rosalba Panvini, sta elaborando una proposta di norme per disciplinare la materia, che poi andrà al vaglio del governo regionale. “È la prima volta che in Sicilia si cerca di affrontare l’argomento in modo sistematico – spiega a Le Vie dei Tesori News, la soprintendente Panvini – . In Italia l’80 per cento dei materiali è conservato nei depositi, diventati veri e propri magazzini. Si tratta di opere d’arte e reperti con cui si potrebbero arricchire i percorsi espositivi dei nostri musei, oppure, nella logica di una proficua collaborazione tra pubblico e privato, potrebbero essere messi a disposizione di fondazioni o altri enti privati che si impegnino, ove necessario, a restaurarli e a valorizzarli come meriterebbero. Potrebbero essere anche gli stessi privati a occuparsi, sotto la sorveglianza di soprintendenze e musei, della gestione dei depositi, che vanno considerati spazi espositivi importanti quanto i nostri musei”.