Quel santo in fuga da Kiev, un restauro che s’intreccia col presente
La tela proveniente dalla chiesa di San Domenico, rievoca il miracolo della statua della Madonna che parlò a San Giacinto nella città ucraina assediata dai tartari nel 1240
di Antonio Messina
1 Marzo 2022
Nell’inverno del 1240 i tartari assediarono e conquistarono Kiev, provocando morte e distruzione. Una leggenda narra che il sacerdote domenicano Giacinto Odrovaz si apprestò a fuggire dalla città insieme ai suoi compagni, ma prima si recò al tabernacolo per portare con sé la pisside del Santissimo Sacramento, per sottrarla agli invasori. In quello stesso istante, una statua in alabastro raffigurante la Madonna con il Bambino parlò a Giacinto, pregandolo di salvarla dalla dissacrazione e, facendosi improvvisamente leggera, fu portata fuori dalle mura della città, sino a Cracovia.
Sono passati quasi otto secoli dal prodigioso accadimento e i drammatici fatti della storia contemporanea sembrano intrecciarsi con il passato, riemergendo in un’antica pala d’altare della città di Enna, proprio in questi mesi oggetto di restauro. L’opera ennese, infatti, rappresenterebbe proprio San Giacinto in fuga da Kiev. L’olio su tela, pregiatissima opera pittorica di autore ignoto, fa parte dei beni mobili della chiesa di San Domenico, sede della parrocchia di San Giovanni Battista e patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno. I lavori di restauro, infatti, hanno ricevuto il nulla osta della Prefettura di Enna, guidata da Matilde Pirrera, sono supportati dal parroco don Giacomo Zangara e finanziati dal Rotary Club di Enna. Il restauro del dipinto di San Giacinto è stato affidato alla restauratrice Sonia Sutera, iscritta all’albo dei professionisti dei Beni Culturali, ed è coordinato passo dopo passo da Paolo Russo, storico dell’arte della Soprintendenza per i Beni Culturali di Enna. La tela raffigura il santo polacco in abito domenicano, nell’atto di reggere la pisside e la statua miracolosa della Madonna. Ai suoi piedi un putto alato regge un drappo con un’iscrizione latina e la datazione dell’opera al 1723, mentre sullo sfondo si staglia un tipico paesaggio dell’Europa dell’Est. I risultati dei primi interventi hanno confermano che l’opera è stata realizzata da un pittore esperto, del quale purtroppo non si conosce il nome per la lacunosità dell’estremità sinistra della tela. La preparazione di base, infatti, conferisce ai pigmenti utilizzati una particolare brillantezza, con effetti chiaroscurali tipici del Settecento. La maestria del pittore è evidente anche nella resa dei panneggi e nello sguardo di San Giacinto, rivolto alla statua della Madonna con senso di fermezza e di fede. Il senso prospettico del dipinto richiama l’eleganza dei paesaggi, probabilmente quelli dell’attuale Ucraina, caratterizzati da laghi e montagne dai colori velati ben intrecciati tra quelli caldi e quelli freddi. Il restauro è ancora in corso e consentirà di beneficiare di un prezioso bene storico-artistico dell’entroterra, capace di valorizzare il patrimonio locale attraverso la riscoperta di antichi culti che legano la Sicilia anche al cuore dell’Europa. La tela del santo polacco dispensatore di miracoli, infatti, verrà ricollocata all’interno della chiesa di San Domenico, in uno degli altari che si affacciano sulle navate laterali dell’edificio di culto.