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Santa Maria di Gesù si risolleva dopo l’incendio, l’esperto delle mummie: “Restauriamo le reliquie di San Benedetto”
Lanciata una raccolta fondi per ricostruire la chiesa distrutta dall’incendio. Frati e volontari hanno lavorato senza sosta per salvare le opere d’arte, mentre l’antropologo Dario Piombino-Mascali è pronto a studiare e ricomporre i resti del compatrono di Palermo
di Giulio Giallombardo
27 Luglio 2023
Sopra è rimasto il cielo a fare da tetto e sotto si cammina su un tappeto di cenere e detriti. Della chiesa di Santa Maria di Gesù resistono solo le mura perimetrali, annerite dal devastante incendio, quello forse più doloroso tra i tanti che hanno soffocato Palermo nei giorni scorsi (ve ne abbiamo parlato qui). Se le fiamme hanno distrutto un luogo simbolo della città, resta intatta la forza di una comunità che vuole risorgere. Dopo le febbrili ore dell’emergenza, questi sono i giorni dei bilanci. Si fa la conta di cosa è andato perduto e di quello che invece è stato messo in salvo. E per fortuna, nonostante la chiesa sia distrutta, tante opere d’arte che custodiva sono state tratte in salvo e con i dovuti restauri potranno essere recuperate. Così come si potranno restaurare e ricomporre le reliquie di San Benedetto il Moro, compatrono di Palermo, recuperate in parte durante l’incendio.
A dare speranze è l’antropologo messinese Dario Piombino-Mascali, uno dei maggiori esperti di mummie al mondo, ispettore onorario della Regione Siciliana per il patrimonio mummificato, direttore del Progetto mummie siciliane, ma anche conservatore delle catacombe dei Cappuccini. Lo studioso, docente all’università di Vilnius in Lituania, è disposto a dare una mano, anche a titolo gratuito, ai Frati minori di Sicilia che presiedono il convento di Santa Maria di Gesù. Lo farebbe insieme a Jens Klocke, esperto restauratore di mummie, con cui l’antropologo ha già lavorato alle Catacome dei Cappuccini e sui resti del beato Antonio Franco, ricomposto nella concattedrale di Santa Lucia del Mela.
“Il fuoco può aver alterato la forma delle ossa, bisogna capire cosa è rimasto e recuperare quello che si può, – spiega alle Vie dei Tesori Dario Piombino-Mascali – ma con le giuste analisi e i dovuti interventi, potremmo recuperare le reliquie, risistemandole in una posizione anatomica tale da ricalcare il disegno del corpo. Anche se rimangono pochi frammenti, possiamo identificarli e capire a che parte del corpo quelle ossa si riferiscono. Poi si può ricostruire tale e quale l’involucro in forma umana che le conteneva e dare così ai fedeli la possibilità di avere di nuovo le reliquie da venerare”.
Le speranze arrivano anche da una raccolta fondi lanciata dai Frati minori per ricostruire la chiesa e le opere danneggiate (qui per donare). “In tanti in queste ore si sono messi a disposizione per darci una mano – racconta fra Carmelo Iabichella, parroco di Santa Maria di Gesù – per questo abbiamo pensato a questa raccolta che è già molto partecipata sin dalle prime ore”.
A fare un primo inventario è la Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo che ha già presentato una relazione al Comune per chiedere la messa in sicurezza dell’edificio. Tra le opere distrutte la statua della Madonna che spiccava tra preziosi marmi mischi completamente annerriti dalle fiamme, e anche la teca di San Benedetto. Le opere marmoree si sono salvate come le tele nelle pareti. Fortunatamente l’incendio ha risparmiato la biblioteca e la pinacoteca, come il cimitero monumentale e il convento dove si trova la stanza di San Benedetto. Recuperati i resti anneriti del corpo del beato Matteo, vescovo di Agrigento e fondatore del convento: “Quando fu fatta la ricognizione nel 1959 – spiega fra Carmelo – ben pensarono di prendere le parti del corpo e ricostruirlo avvolgendolo in una rete metallica, abbiamo ritrovato tutte le ossa bruciate, ma all’interno di questa rete. Le abbiamo recuperate e l’Arcidiocesi le ha messe al sicuro insieme alle reliquie di San Benedetto”.
Parzialmente distrutto anche il crocifisso dell’altare maggiore. Non ha retto l’asse orizzontale e la statua del Cristo si è spezzata in più parti. Annerita e seriamente danneggiata anche la stele funeraria di Giuseppina Zalapì Maggiacomo, realizzata da Giovan Battista Basile nel 1829. Tutti i paramenti sacri – fanno sapere dal convento – sono stati tratti in salvo, compresi i vasi in argento che si trovavano nel museo, ma ogni pezzo ha bisogno di essere restaurato.
Ci si interroga anche sulle dinamiche dell’incendio che ha colpito solo la chiesa, risparmiando il convento e il cimitero, nonostante siano parte dello stesso complesso. Nessuna ipotesi è esclusa, come quella che le fiamme possano essersi propagate dal tetto della chiesa, raggiunto da frammenti infuocati che il vento ha soffiato dal vicino incendio sulla montagna. “Una cosa appare certa – sottolinea fra Carmelo – sembra evidente che l’incendio sia divampato dall’interno”. Adesso non resta che rimboccarsi le maniche e ripartire: “Non ci arrendiamo, la comunità è più che mai viva, – conclude il sacerdote – abbiamo perso tanto, ma non abbiamo perso tutto e quindi non abbiamo perso”.