Solunto guarda al futuro tra restauri, scavi e spettacoli
Il Parco archeologico studia interventi sulla casa delle Maschere e su quella di Leda, ma in programma anche concerti e recital tra le rovine
di Antonio Schembri
18 Marzo 2021
Quindici chilometri a est di Palermo ci sono 21 ettari di splendore architettonico e panoramico che costituiscono uno dei parchi archeologici più celebri della Sicilia. Il sito di Solùnto, ubicato tra Bagheria e Santa Flavia, è uno dei tre centri in cui si ritirarono i Fenici quando nel 368 avanti Cristo i greci di Siracusa (dominati dal tiranno Dioniso I), distrussero la sede originaria della città che, stando alle testimonianze di Tucidide, si trovava tra il promontorio di Sòlanto, dove per secoli ha funzionato una delle principali tonnare della Sicilia settentrionale e il pianoro di San Cristoforo.
La Solùnto greco-ellenistica venne quindi ricostruita sulle pendici orientali del Monte Catalfano, per passare, un secolo dopo la sua riedificazione, sotto il controllo di Roma nel 245 avanti Cristo: proprio l’anno della prima delle tre guerre puniche, scenario bellico protrattosi per oltre un secolo prima di decretare l’egemonia dei romani sul Mediterraneo a danno dei fenici. Suggestivo passeggiare sulla spianata dell’agorà, così come percorrere le scalinate delle case più prestigiose e di ciò che resta dei templi greci, sia di ordine dorico che ionico. Solùnto è un’immersione non solo nei riferimenti di una intensa fase storica, di grandi traffici e battaglie per la difesa di spazi marittimi in cui commerciare, ma anche in uno scenario naturale molto suggestivo.Oggi infatti il Monte Catalfano è un’area naturalistica protetta, le cui rupi fanno parte della rete ecologica Natura 2000. Attorno al Punto Trigonometrico, situato sulla sommità della montagna, si estende un meraviglioso balcone naturale, da raggiungere con un trekking poco impegnativo. Mozzafiato la vista sui golfi di Palermo, a occidente fino al Capo Gallo e di Termini, a oriente fino a Cefalù, divisi proprio al centro dal Capo Zafferano, o Mongerbino, il ripido promontorio che per la sua forma è chiamato anche “cappello di Napoleone”.In attesa della riapertura delle visite, se e quando la curva pandemica allenterà il morso, l’amministrazione del Parco sta elaborando una serie di progetti di restauro. Anzitutto quello di due tra le dimore più prestigiose della città: la Casa delle Maschere e la Casa di Leda, dove nella stanza ad ovest del vestibolo è conservato il mosaico che rappresenta un astrolabio, col globo terrestre circondato dalle sfere celesti.“Ma sono in programma – spiega il direttore del Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Jato, Stefano Zangara – anche interventi di ripristino degli impianti antincendio e elettrici lungo il percorso e il recupero delle ex Case De Lisi, la struttura colonica situata poco al di fuori del recinto dell’area archeologica, che ospitò a lungo gli uffici amministrativi dell’area archeologica e dove intendiamo ricollocare l’attività direzionale del Parco”. Il valore complessivo di questi lavori oscilla intorno ai 400mila euro.Pianificazione a parte è invece quella del restauro e gli adeguamenti in chiave multimediale dei due padiglioni dell’Antiquarium. “Intervento più impegnativo, da svolgere in step successivi, di cui solo il primo richiederà un importo stimato in almeno 500mila euro – indica Zangara – . Siamo attualmente in una fase ancora interlocutoria per potere accedere a finanziamenti regionali”.Fino a prima dell’emergenza sanitaria il sito archeologico di Solùnto faceva totalizzare circa 7mila visitatori all’anno. Le chiusure imposte dal Covid e dalle nuove norme di fruizione hanno ridotto di molto il numero delle visite nel 2020. “Contiamo di recuperare quest’anno non appena la morsa della pandemia si allenterà un pò, – prosegue il direttore – riproponendo anche concerti, rappresentazioni teatrali e presentazioni di libri tra le rovine, con la speranza, stavolta, di partire non più tardi della prima settimana di luglio”. L’amministrazione del Parco è al lavoro in particolare su due programmi: uno concertistico, con l’associazione Palermo Classica, e un altro di rappresentazioni teatrali e recital di poesie con la direzione di Angelo Butera.Intanto, sul fronte dei nuovi scavi, il Parco archeologico di Solunto aveva riaperto a fine 2020 un protocollo di intesa con l’Università di Palermo: nessuna specifica indicazione, ancora, sulle zone da indagare. Si sa solo che la topografia del Parco ne individua numerose.