Verso il rilancio del Parco minerario di Floristella

Approvato il nuovo statuto dell'ente che amministra uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del Mezzogiorno

di Redazione

2 Luglio 2020

Si trova nel cuore della Sicilia ed è uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del Mezzogiorno. Si prepara a rinascere il Parco minerario di Floristella-Grottacalda, che si estende tra Enna, Piazza Armerina e Aidone. È stato approvato dalla giunta regionale il nuovo statuto del Parco, che si avvia così a un nuovo periodo di gestione con la fine del commissariamento e l’arrivo di un presidente.

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Il pozzo 1 a Floristella

Il provvedimento arriva dopo il raid vandalico a Palazzo Pennisi, dove un mese fa sono stati distrutti alcuni pannelli esplicativi, una parte della mostra fotografica permanente sui minatori delle zolfare e un plastico realizzato dagli stessi minatori che riproduce il pozzo numero 1, il primo pozzo verticale con la torre in muratura. Grazie all’approvazione dello statuto – fanno sapere dall’assessorato regionale ai Beni culturali – si potrà ora procedere in tempi brevissimi al nuovo assetto del Parco che il governo regionale “considera di grande importanza per la valorizzazione dell’intero comprensorio”.
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Pozzo nuovo (foto Davide Mauro, Wikipedia)

Istituito dalla Regione nel 1991, il Parco minerario di Floristella è un vero e proprio museo all’aperto la cui attività estrattiva dello zolfo è documentata dalla fine del 1700 al 1986. È stata proprio la farraginosità dello statuto che ha reso sin dall’inizio impossibile la gestione che è stata affidata di volta in volta a commissari ad acta che hanno esperito gli atti di ordinaria amministrazione. Il nuovo statuto prevede un Consiglio di amministrazione agile costituito dal presidente e da due consiglieri, uno nominato dall’assessore dei Beni Culturali ed uno espressione dei comuni dell’area in cui ricade il Parco con il Libero Consorzio.
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Operai bambini all’ingresso di una solfara

Il Parco di Floristella è la più completa e alta testimonianza della Sicilia dello zolfo e della trasformazione dei feudi agricoli in aree estrattive ed industriali con una valenza storico-culturale ineguagliabile. Costituisce, nella sua unicità, un’importante attrattiva per un turismo sostenibile e responsabile in un territorio in cui sono presenti anche numerose testimonianze archeologiche; motivo per cui si presta particolarmente alla valorizzazione del turismo scolastico e a visite di gruppo.
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Pozzo Mezzena in una foto d’epoca

“Con l’approvazione del nuovo statuto – dichiara l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – il governo si appresta a porre fine a vent’anni di commissariamenti e gestione precaria che hanno, di fatto, paralizzato ogni possibilità di valorizzazione e sviluppo del prezioso sito e dell’area circostante. La compiuta definizione del Museo regionale geominerario all’interno di Palazzo Pennisi aggiunge, infine, la tessera mancante alla dotazione culturale e identitaria siciliana. È una giornata molto importante per la Sicilia tutta perché rappresenta il punto di ripartenza nella politica di recupero, valorizzazione e rilancio economico che parte proprio dal territorio”.