◉ MESSINA
Viaggio nell’ex convento abbandonato di Malvagna, gioiello del Settecento che rischia di sparire
Ridotto quasi un rudere, l’ex complesso monastico del piccolo borgo tra i Nebrodi e i Peloritani. Di proprietà del Comune, l’amministrazione in dissesto finanziario spera nell’arrivo di fondi comunitari per recuperare almeno la chiesa e intervenire sulla messa in sicurezza. È stato tra i luoghi recentemente esplorati dall’associazione Ascosi Lasciti
di Giulio Giallombardo
21 Febbraio 2024
Domina austero e silenzioso il minuscolo borgo di Malvagna, una manciata di case tra i Peloritani, i Nebrodi e l’Etna. Il settecentesco ex convento dei Frati minori è una ferita aperta del piccolo paese messinese, che oggi conta circa 700 abitanti. Di proprietà del Comune, ma abbandonato da anni e ridotto quasi a un rudere, aspetta da tempo una riqualificazione che stenta a concretizzarsi, nonostante i diversi tentativi delle amministrazioni comunali che si sono succedute.
Costruito intorno al 1720 per volere di Ignazio Migliaccio, principe di Mazzarà, il convento dei Frati minori evoca nella sua semplicità l’umiltà dello stile francescano, anche se oggi risulta difficile dare una lettura omogenea, dato l’avanzato stato di degrado in cui versa. “Abbiamo presentato più di una richiesta di finanziamenti con fondi comunitari per cercare di recuperare il bene, che potrebbe diventare volano per il turismo nel nostro territorio – spiega alle Vie dei Tesori Antonino Sposito, geometra dell’Ufficio tecnico del Comune di Malvagna – . Aspettiamo entro l’estate di ricevere un riscontro da parte degli enti preposti, almeno per restaurare la chiesa e mettere in sicurezza il resto dell’edificio. Purtroppo, si tratta di importi molto alti che è difficile vengano concessi a un piccolo Comune come il nostro”.
Secondo stime dell’amministrazione, per restaurare interamente il complesso monumentale servirebbero circa 4,5 milioni di euro, anche se per la sola messa in sicurezza ne basterebbero 400mila. “Il nostro Comune è da un anno in dissesto finanziario, – aggiunge Sposito – per cui se non dovessero arrivare i fondi previsti, sarebbe impossibile intervenire con le nostre sole forze. In passato abbiamo cercato di coinvolgere i privati, prevedendo una concessione ventennale in cambio di una riqualificazione per farne magari una struttura ricettiva o culturale, ma nessuno si è fatto avanti concretamente”.
Per salvare la struttura, qualche anno fa è stata lanciata anche una petizione online che ha raccolto poco più di un centinaio di firme e il bene è stato inserito nella campagna “I luoghi del Cuore” del Fai. “Il prospetto principale, che comprende la chiesa e l’accesso al chiostro, è rivolto a sud e guarda dritto all’Etna. Lateralmente – si legge nella petizione online e nella scheda del Fai – un meraviglioso arco bugnato segna l’entrata dell’orto. Il disegno geometrico della pavimentazione della scala d’accesso alla chiesa rappresentano il degno ingresso a quella che è ormai una spoglia grande sala dove del meraviglioso altare rimane ben poco. Il chiostro di piccole dimensioni ha un colonnato, che circonda uno spazio scoperto di circa 40 metri quadrati. Delle 25 lunette formate dalle volte del porticato e decorate con la tecnica dell’affresco da alcuni frati francescani intorno al 1750, non resta quasi nulla, un pò a causa del degrado, un pò per colpa dell’imperizia di chi anni or sono pensò bene di ricoprirle con pittura bianca. Il lato sporgente sull’orto, nella parte orientale, mostra un singolare prospetto fatto dagli stipiti di pietra lavica e dai minuscoli balconcini posti su mensole intagliate”.
L’ex convento di Malvagna è stato recentemente al centro di un sopralluogo di Ascosi Lasciti, associazione culturale che da anni si dedica all’urbex, esplorazione urbana di luoghi abbandonati. “In apparenza sembrava inaccessibile, in realtà era completamente aperto – dice Cristiano La Mantia, presidente di Ascosi Lasciti – . È la curiosità che ci spinge a esplorare e ricercare sempre luoghi che raccontino le nostre radici. Questo è uno di quelli. Racchiuso al centro di un piccolo paese popolato da circa settecento anime, il convento sembra ormai aver perso anche le speranze di essere recuperato. Al suo interno si trovano, ancora per poco, gli affreschi dipinti dai monaci che lo abitarono e una chiesa in stile barocco. Esplorando i suoi corridoi sembra di poter, ancora, udire i passi dei monaci che operosi sbrigano i loro obblighi giornalieri”.
(Foto Ascosi Lasciti-Liotrum)