◉ AMBIENTE
Dagli agrifogli giganti alle querce secolari: nasce l’elenco dei boschi vetusti della Sicilia
Sono ventuno i siti boschivi censiti dal Corpo forestale della Regione, con l’Università di Palermo. Sistemi forestali non utilizzati dall'uomo da tempi remoti, diventati importanti custodi di biodiversità
di Marco Russo
29 Novembre 2024
Ci sono gli agrifogli giganti di Piano Pomo, sulle Madonie, che sembrano usciti da una fiaba, e gli antichissimi sugheri di Capotumino a Buccheri, nel Siracusano. E ancora, il fitto bosco di Malabotta con il suo sentiero dei patriarchi e i maestosi pini larici di Linguaglossa, sull’Etna. Sono ventuno i boschi vetusti che fanno parte del nuovo elenco istituito dalla Regione Siciliana, con un decreto firmato dall’assessore al Territorio e Ambiente, Giusi Savarino.
L’elenco comprende siti boschivi di particolare interesse; sistemi forestali non utilizzati dall’uomo da tempi remoti con caratteristiche che li rendono simili alle antiche foreste primarie. Rappresentano un grande serbatoio di biodiversità e sono di fondamentale importanza dal punto di vista ecologico, ma anche per lo studio delle dinamiche naturali.
In Sicilia, nel 2024 il Corpo forestale della Regione, con la collaborazione dell’ateneo di Palermo, ha svolto un’attività di identificazione, delimitazione e caratterizzazione dei boschi vetusti presenti nell’Isola. I ventuno siti individuati si trovano nei territori di Palermo, Messina, Catania e Siracusa, soprattutto su aree demaniali. Una volta inseriti nell’Elenco regionale, entreranno a far parte della Rete nazionale istituita nel 2023 dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
“Il registro che abbiamo istituito oggi – sottolinea l’assessore Savarino – individua un numero importante di boschi vetusti, un elemento che testimonia l’impegno pluriennale nella tutela del nostro patrimonio naturale. Ciò significa che abbiamo saputo preservare tante realtà che rispondono agli stringenti requisiti previsti dalla normativa, tra i quali l’esigenza che i siti boschivi siano rimasti inalterati da almeno 60 anni. Si tratta di luoghi unici e preziosi che custodiscono la storia della nostra terra. Oltre a continuare a essere tutelati, adesso vanno anche valorizzati. C’è sempre maggiore interesse per i beni naturali e noi, nelle modalità comunque idonee a preservarli, dobbiamo diffondere la conoscenza e la fruizione di questi tesori, soprattutto verso i nostri giovani e, ovviamente, verso i turisti”.
I ventuno boschi vetusti
Nel Palermitano, sulle Madonie, oltre agli agrifogli giganti di Piano Pomo, con esemplari che raggiungono anche i venti metri d’altezza, c’è la faggeta di Cozzo Luminario e la lecceta di Monticelli a Castelbuono; poi la lecceta di Orippotto a Isnello e il querceto di Pomieri a Petralia Sottana. Sui Sicani c’è il querceto di roverella di Santa Maria del Bosco, vicino a Contessa Entellina e quello del Fanuso a Godrano, più vicino al capoluogo.
Si contano boschi vetusti anche sui Nebrodi, nel Messinese. Dalla faggeta di Favarotta al bosco della Tassita, nei dintorni di Caronia. Poi c’è la cerreta di Sant’Antonio e la faggeta di Sollazzotto a Capizzi e il bellissimo bosco di Malabotta vicino a Montalbano Elicona. Ben quattro siti boschivi si trovano nel territorio di Bronte, nel Catanese: le faggete di Serra del Re, Foresta Vecchia, Grappidà, il bosco di pino laricio e roverella di Monte Egitto. Sempre in provincia di Catania, a Maniace c’è la cerreta di Semantile, mentre, tra Nebrodi ed Etna, a Randazzo le faggete di Fago Scuro e Monte Spagnolo. A Linguaglossa, alle pendici del vulcano, c’è la pineta di pino laricio di Ragabo, mentre nel Siracusano la sughereta di Capotumino a Buccheri.