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Dentro il cantiere di Palazzo Sammartino, gioiello della Kalsa pronto a rinascere
I lavori di restauro, iniziati lo scorso gennaio, dovrebbero terminare all’inizio del 2027. Ospiterà appartamenti privati, ma anche uno spazio museale dedicato alle tradizioni popolari siciliane e un’area esterna destinata a ospitare opere d’arte contemporanea. Ad acquistare il bene, un gruppo di professionisti, tra cui medici, avvocati, architetti, ricercatori, molti dei quali giovani che hanno deciso di investire nel centro storico
Di Giulio Giallombardo
29 Luglio 2024
Va avanti a passo spedito il cantiere di restauro di Palazzo Sammartino. L’imponente edificio settecentesco della Kalsa, che il Comune di Palermo ha venduto a una cordata di 18 persone, dopo diverse aste andate a vuoto, sta costruendo le fondamenta per la sua rinascita (ve ne abbiamo parlato qui). I lavori, iniziati lo scorso gennaio e che dovrebbero terminare all’inizio del 2027, in questa fase si stanno concentrando sugli interventi strutturali di fondazione e consolidamento delle parti murarie.
Il progetto di restauro, curato dallo Studio associato Ovrll e realizzato dagli architetti Giuseppe Gelardi, Maria Costanza Gelardi, Maria Gabriella Tumminelli e dall’ingegnere Riccardo Pane, prevede un lavoro di recupero degli elementi di pregio ancora esistenti e di ricostruzione delle parti distrutte dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, sempre nel rispetto dei materiali tradizionali e delle cromie originarie. Lavora al cantiere – visitato in esclusiva da Le Vie dei Tesori – un Raggruppamento temporaneo d’imprese composto dalla Icored srl, Almeida Costruzioni srl e Scancarello srl.
Al termine dei lavori, quello che attualmente è poco più di un rudere, si trasformerà in un palazzo di tremila metri quadrati con 17 unità immobiliari, che diventerà anche un luogo aperto alla città, con uno spazio museale interno, al pianterreno, dedicato alle tradizioni popolari siciliane e un’area esterna destinata a ospitare opere d’arte contemporanea.
Il palazzo di via Lungarini, appartenuto alla famiglia Migliaccio di Malvagna e al duca di Montalbo San Martino di Remondetta, che custodiva una sfarzosa sala da ballo dallo stile classicheggiante, oggi andata completamente distrutta, è stato acquistato poco prima della pandemia per poco meno di 1,2 milioni di euro, dopo due aste pubbliche ed una trattativa privata con gara che erano andate deserte. Ad acquistare il palazzo, venduto con un ribasso minimo rispetto alla cifra richiesta dal Comune, un gruppo di professionisti, tra cui medici, avvocati, architetti, ricercatori, molti dei quali giovani che hanno deciso di investire nel centro storico.
Sarà uno spazio – spiegano i progettisti – in cui sfera privata e fruizione pubblica convivranno insieme. Perché, se al primo e secondo piano saranno ricavati gli appartamenti, al pianterreno, nei locali dove si trovava la cavallerizza, sarà esposta una collezione di carretti siciliani storici di Ottocento e Novecento. Ma ci sarà spazio anche per una biblioteca tematica e per una stanza immersiva, dove riecheggeranno canti e suoni della tradizione. Sarà riaperto, inoltre, il vicolo Di Blasi, sul fronte laterale accanto a Palazzo Rostagno, sede dell’Avvocatura comunale. Una piccola stradina, attualmente chiusa da un cancello, e più in fondo da un muro, diventerà un attraversamento pedonale collegato allo spazio culturale esterno.
“Questo è un cantiere importante – ha detto a Le Vie dei Tesori l’assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Maurizio Carta, presente durante il sopralluogo – perché applica con estremo rigore i principi del restauro conservativo, ma lì dove è possibile, con questa sinergia tra progettisti, proprietà, Comune e Soprintendenza, inizia a comprendere come oggi l’architettura contemporanea di qualità, sia un elemento che sta dentro il progetto di restauro. Questo progetto – prosegue l’assessore – ci permette di testare quali potrebbero e dovranno essere le modifiche al Piano particolareggiato esecutivo del centro storico, per capire come interventi di questa natura, dove la conservazione si sposa con l’innovazione compatibile, potranno essere fatti. È il prototipo di quel diverso presente urbanistico di cui ormai il centro storico di Palermo ha bisogno”.
(Video e foto Giulio Giallombardo)