◉ ARCHEOLOGIA
Finziade, la città riemersa: riaffiora un patrimonio di reperti nell’antica Licata
Un laboratorio artigianale con matrici, forni e un sacello intatto, si conclude la nuova campagna di scavi nel sito archeologico agrigentino, restituendo un’immagine vivida della vita quotidiana di oltre duemila anni fa. Tra i ritrovamenti anche dadi da gioco e una testa leonina. Un progetto che unisce ricerca, comunità e studenti
di Giulio Giallombardo
13 Giugno 2025
Riaffiora un patrimonio di reperti intatti che racconta la vita quotidiana dell’antica Finziade. Si è conclusa con risultati di grande importanza scientifica la recente campagna di scavi nel sito archeologico di Licata. Sono riemersi ambienti domestici perfettamente conservati, un laboratorio artigianale con circa quaranta matrici per la produzione di lucerne e statuette votive, forni, vasche, botteghe e perfino un piccolo sacello con oggetti rituali rimasti intatti per oltre duemila anni. Una scoperta che apre nuovi scenari sulla vita quotidiana, la religiosità e l’economia dell’antica città.
Lo ha annunciato su Facebook il Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, che insieme al Cnr-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale di Catania, ha coordinato le attività di ricerca. Il progetto è diretto dagli archeologi Alessio Toscano Raffa (Cnr-Ispc) e Maria Concetta Parello, sotto la supervisione del direttore del Parco Roberto Sciarratta. Il coordinamento logistico è stato affidato a Rosario Callea. L’indagine si è concentrata su due aree principali: il quartiere residenziale e la zona di culto, entrambe adiacenti al Castello Sant’Angelo di Licata, epicentro della moderna città ma anche testimone silenzioso delle sue radici più antiche.
La Casa 19: una finestra su Finziade
Il fulcro della campagna 2025 è stato lo scavo nella cosiddetta “Casa 19”, un’abitazione di epoca ellenistico-romana che si è rivelata una sorta di capsula del tempo. Oltre agli ambienti residenziali ottimamente conservati, gli archeologi hanno rinvenuto un vero e proprio complesso produttivo: una bottega con decine di matrici in terracotta utilizzate per modellare lucerne e piccole statuette votive, forse destinate al mercato locale o a una produzione più ampia legata ai culti religiosi. Le matrici, alcune delle quali decorate con motivi iconografici complessi, testimoniano un’attività artigianale intensa e specializzata.
A rendere il ritrovamento ancora più significativo è la presenza di un sacello domestico: un piccolo spazio votivo all’interno della casa, nel quale sono state ritrovate statuette, oggetti rituali e offerte rimaste al loro posto per secoli. Si tratta di un elemento di raro valore, perché offre una visione intima della spiritualità domestica degli antichi abitanti di Finziade. Tra i reperti più curiosi emersi dallo scavo ci sono anche dadi da gioco e una testa leonina perfettamente conservata, elementi che aggiungono dettagli preziosi sulla quotidianità, sugli svaghi e sulla simbologia diffusa nella città antica.
Un laboratorio delle maschere nella Casa 18
Già lo scorso gennaio era stata ritrovata una matrice per maschere probabilmente raffigurante la mitica Medusa, scoperta nella vicina Casa 18 (ve ne abbiamo parlato qui). Questo edificio, risalente alla tarda età repubblicana, pare sia stato trasformato in un laboratorio per la creazione di maschere teatrali o rituali nella sua fase finale, attorno al I secolo avanti Cristo. Una scoperta che pone interrogativi sul ruolo del teatro, della ritualità e della produzione artigianale nella cultura finziadea.
Una comunità che scava insieme
Oltre al valore scientifico dei ritrovamenti, la campagna si è distinta anche per la sua impostazione partecipativa e inclusiva. Circa 25 tra ricercatori, archeologi e studenti provenienti da università italiane (Catania, Palermo, Roma, Milano) hanno preso parte alle attività, affiancati da alunni dell’Istituto di Istruzione Superiore “Enrico Fermi” di Licata all’interno del progetto di alternanza scuola-lavoro. A sostenere logisticamente la missione è intervenuta anche l’associazione Gral, Gruppo di Ricerca Archeologica Licatese, con 25 volontari che hanno messo a disposizione abitazioni per gli studenti e contribuito alle attività di scavo. I lavori sono stati ospitati anche nei locali della foresteria del sito archeologico, recentemente restaurata dal Parco.
Il progetto Finziade è un laboratorio vivo in cui si incontrano scienza, educazione e impegno civile. La partecipazione delle scuole, delle associazioni locali e delle università trasforma lo scavo in uno strumento di formazione e coesione, offrendo nuove prospettive di sviluppo culturale e turistico per il territorio licatese.
Finziade: un crocevia del Mediterraneo
Fondata nel 282 avanti Cristo, Finziade era un insediamento strategico che dominava l’asse costiero tra Agrigento e Gela. Il suo nome è attribuito a Finzia, tiranno di Agrigento, che ne promosse la fondazione o il potenziamento in una fase di espansione territoriale. La città godette fin da subito di una posizione privilegiata per il controllo delle rotte marittime e per i traffici commerciali e agricoli, divenendo un nodo fondamentale nel Mediterraneo centrale. Con la conquista romana, Finziade si trasformò in un centro amministrativo e produttivo di rilievo, inserito a pieno titolo nell’organizzazione economica della Sicilia occidentale. Gli scavi condotti negli ultimi anni hanno rivelato una struttura urbana articolata, con abitazioni, luoghi di culto, spazi pubblici e laboratori, che testimoniano la vivacità e la complessità di una comunità profondamente radicata nel suo tempo e nel territorio.
(Foto dalla pagina Facebook del Parco archeologico della Valle dei Templi)