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La Festa di Sant’Agata verso la candidatura a patrimonio dell’Unesco

Firmato un protocollo d’intesa tra Comune, Arcidiocesi, Università e Comitato per le celebrazioni, con l’obiettivo di avviare ufficialmente il percorso che potrebbe portare al riconoscimento internazionale. L’iniziativa punta a valorizzare il significato storico, spirituale e sociale dell'evento, rafforzando il senso di identità collettiva e promuovendone la salvaguardia e la visibilità

di Ruggero Altavilla

9 Giugno 2025

Un passo decisivo verso il riconoscimento internazionale della Festa di Sant’Agata come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità è stato compiuto a Catania. A Palazzo degli Elefanti è stato firmato un protocollo d’intesa che segna l’inizio ufficiale del percorso di candidatura dell’evento religioso e popolare più sentito della città. L’obiettivo è conferire alle celebrazioni per la patrona di Catania un valore universale, rafforzando nella comunità cittadina la consapevolezza del suo significato religioso, storico, sociale e identitario. Il documento mira anche a promuovere la tutela e la salvaguardia della celebrazione e ad accrescerne la visibilità a livello internazionale, proiettando l’immagine di Catania e della sua tradizione oltre i confini nazionali.

L’obelisco del Liotru durante i festeggiamenti per Sant’Agata (foto Giulio Giallombardo)

Alla firma del protocollo, avvenuta nella sala giunta del Comune, hanno partecipato i vertici delle quattro principali istituzioni coinvolte nel progetto: il sindaco Enrico Trantino, l’arcivescovo metropolita Luigi Renna, il rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo e il presidente del Comitato per la Festa di Sant’Agata, Carmelo Grasso, accompagnato da molti membri dell’organismo. Presenti anche il parroco della Cattedrale, Barbaro Scionti, e diversi esponenti del mondo culturale e dell’informazione.

“Sarà il Ministero della Cultura prima, e poi l’Unesco, a stabilire se abbiamo diritto a questo riconoscimento – ha dichiarato il sindaco – . Ma la proposta è già di per sé fondamentale per valorizzare il nostro patrimonio, non solo religioso, storico e culturale, ma anche sociale. Sant’Agata deve diventare un fattore di unione in una città che ha vissuto troppo a lungo in uno stato di frammentazione”. Il primo cittadino ha anche sottolineato la necessità di vivere la devozione alla Santa al di là delle tradizionali celebrazioni di febbraio e agosto, affinché diventi una presenza costante nella vita quotidiana dei catanesi.

I tradizionali ceri di Sant’Agata (foto Giulio Giallombardo)

Sulla stessa linea l’intervento dell’arcivescovo Luigi Renna, che ha rimarcato il valore simbolico e spirituale della candidatura: “È un grande onore pensare che la festa possa essere proposta come Patrimonio dell’Umanità. Sarebbe uno dei pochi eventi religiosi al mondo con tale riconoscimento, dopo solo una festa in Perù e la Semana Santa di Siviglia. La parola ‘patrimonio’ indica un dono ricevuto: la festa è un’eredità viva che unisce popolo, fede e cultura”. Renna ha paragonato il significato della celebrazione al Cammino di Santiago, dove il senso del percorso spirituale e umano supera la semplice meta materiale.

Palazzo-dell’Università (foto Berthold Werner, Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 3.0)

L’Università di Catania, attraverso il rettore Francesco Priolo, ha offerto pieno supporto all’iniziativa, sottolineando l’importanza scientifica e interdisciplinare della festa: “Sant’Agata è un evento complesso, che intreccia simboli, pratiche, narrazioni, musica, fede e spazio urbano. È un oggetto di studio privilegiato per comprendere l’identità collettiva e il ruolo della cultura materiale nelle dinamiche sociali.”
Presente all’incontro anche il professor Pier Luigi Petrillo, direttore della Cattedra Unesco in Patrimonio culturale immateriale e Diritto comparato dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, intervenuto in collegamento da remoto. Petrillo ha manifestato entusiasmo e ottimismo, sottolineando che “ottenere il riconoscimento sarebbe importante per la visibilità della Festa, ma ciò che conta davvero è il processo partecipativo che si innesca: il coinvolgimento della comunità, la presa di coscienza collettiva del valore della propria identità culturale”.

Il cereo dei pastari durante le celebrazioni di Sant’Agata (foto Effems, licenza CC BY-SA 4.0)

Il documento firmato sottolinea come la Festa di Sant’Agata si inserisca in un contesto territoriale già fortemente riconosciuto a livello Unesco. La Sicilia vanta infatti sette Patrimoni materiali, quattro immateriali e due Geoparchi. Il culto agatino si lega in modo organico a due siti già presenti nella Lista: le “Città Tardo Barocche del Val di Noto” e l’“Etna”, che costituiscono lo sfondo storico e geografico di molti eventi agatini. Recentemente, anche Custonaci ha presentato il dossier di candidatura a Patrimonio dell’Umanità come paesaggio culturale (ve ne abbiamo parlato qui).

Il protocollo, inoltre, prevede l’istituzione di un Comitato promotore, composto da rappresentanti istituzionali, religiosi, accademici e del mondo civile. Questo organismo avrà il compito di coordinare tutte le attività necessarie per la redazione e la presentazione ufficiale della candidatura al Governo, che annualmente potrà inoltrare all’Unesco una sola proposta italiana per il riconoscimento. Con questo atto si apre un percorso ambizioso, che punta non solo all’acquisizione di un titolo prestigioso, ma soprattutto a rinsaldare il legame profondo tra la città di Catania, la sua Santa Patrona e la comunità che ogni anno ne rinnova la devozione.