La storia del Teatro Antico di Taormina raccontata dalle iscrizioni

Si inaugura la mostra "Palinsesti", un progetto ibrido tra archeologia e contributi multimediali, con un nuovo allestimento e la musealizzazione dell’ingresso occidentale alla cavea. Ritrovata un'importante epigrafe che si riteneva smarrita dall’Ottocento e scritte sui muri che documentano il restauro

di Redazione

6 Giugno 2023

Si intitola “Palinsesti. Il Teatro antico di Taormina: dalla storia al mito” ed è la mostra – un progetto ibrido tra archeologia e contributi multimediali – concepita dal Parco Archeologico Naxos Taormina in collaborazione con Electa in programma dal 7 giugno al 31 ottobre nel grande complesso monumentale del teatro.

Il Teatro Antico di Taormina

Il progetto prevede il nuovo allestimento e la musealizzazione della versura ovest, l’ingresso occidentale alla cavea che, da spazio di transito, diventa contenitore narrativo di tutte le fasi di vita del Teatro Antico evidenziando – dalle trasformazioni in epoca greca e romana fino al riuso come palazzo signorile nel Quindicesimo secolo – la singolare stratificazione (palinsesto) architettonica e simbolica dello spazio che, oggi come duemila anni fa, consentiva l’accesso agli spettacoli.In mostra le iscrizioni più importanti per comprendere la storia millenaria del Teatro e alcuni dei frammenti della decorazione architettonica del monumento: preziosi marmi d’età imperiale recuperati fra pezzi in magazzino o sinora poco valorizzati, restaurati per l’occasione e inseriti in un percorso museale appositamente elaborato dai curatori, gli archeologi Gabriella Tigano, direttrice del Parco Naxos Taormina, Maria Grazia Vanaria e Dario Barbera. L’allestimento è dell’architetto Massimo Curzi.

Cantiere di restauro

Un’indagine che, nella fase di riordino dei materiali e di recupero degli spazi nella versura, ha riservato agli studiosi anche alcune soprese: il ritrovamento dell’iscrizione di Paternus, un’importante epigrafe che si riteneva smarrita dall’Ottocento e con cui gli studiosi possono rivedere le precedenti ipotesi sulla fase di ristrutturazione del teatro del Secondo secolo dopo Cristo, ovvero nella forma in cui è arrivato a noi; e la scoperta, sulle pareti dello spazio destinato all’allestimento, di scritte sui muri che documentano il restauro e l’apertura della versura occidentale ai visitatori, dal 1869 ai nostri giorni. Testimonianze (semmai ce ne fosse bisogno) dell’intensa frequentazione turistica del celebre monumento da parte di italiani e stranieri, che confermano come la (cattiva) abitudine di scrivere sui monumenti – al di là delle chiavi di lettura sociologiche – sia un fenomeno tutt’altro che contemporaneo, quanto profondamente legato alla nascita del turismo moderno e ai relativi rischi per la tutela del patrimonio paesaggistico e culturale.

Blocco di cava con iscrizioni

La narrazione si arricchisce inoltre di due ledwall di nuovissima generazione per la proiezione di altrettanti video. Il primo, già conosciuto, è quello realizzato nel 2017 dal Parco e dal Cnr per il G7 con la spettacolare ricostruzione 3D (restauro digitale) del monumento che ai visitatori illustra la decorazione architettonica originaria del teatro in età imperiale. Il secondo, dedicato al concept della mostra “Palinsesti”, riunisce foto d’epoca e scatti recenti per ricostruire la storia moderna della versura, dal restauro del 1869 fino all’ultimo allestimento del 2017, con un focus sulle scritte sui muri appena ritrovate. Completa la mostra “Palinsesti” un percorso audiovisivo all’aperto, scandito da paline segnaletiche con QrCode che, attraverso immagini, narrazioni e rappresentazioni artistiche, suggeriscono una rilettura “guidata” del monumento e della nascita del suo mito moderno proponendo al visitatore contemporaneo le medesime prospettive di acquerelli, affreschi e inquadrature cinematografiche.