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Marsala riscopre Lilibeo: nuovi scavi nell’antica città

La seconda campagna di ricerca nell’area della "Cooperativa Il Progresso" ha portato alla luce strutture risalenti all’età ellenistica e romana, rivelando dettagli inediti sulla vita quotidiana e sulle trasformazioni urbane. Tra i ritrovamenti più significativi una vasca per l’argilla cruda e strutture murarie risalenti alla prima metà del Terzo secolo

di Redazione

13 Marzo 2025

Nel cuore di Marsala si è appena conclusa la seconda campagna di scavo condotta dall’Università di Palermo in collaborazione con il Parco archeologico di Lilibeo. L’area indagata, nota negli studi come “Cooperativa Il Progresso”, tra via delle Ninfe e via Pomilia, ha restituito nuove e preziose testimonianze di un passato che affonda le sue radici nell’età ellenistica e si estende fino all’epoca tardo-romana, tra il Terzo secolo avanti Cristo e il Terzo dopo Cristo.

Lo scavo in pieno centro urbano

Scoperto negli anni Ottanta del Novecento durante un periodo di espansione edilizia, il sito ha rivelato i resti di due isolati separati da una strada orientata in direzione nord est-sud ovest, un antico stenopos che ancora oggi racconta la storia di una città stratificata e ricca di vita. Nell’isolato nord-occidentale, oggetto di maggiori approfondimenti, è stata portata alla luce una grande domus con peristilio, costruita sopra un edificio più antico caratterizzato da una corte tetrastila, ovvero con quattro colonne in fronte. Inoltre, in un saggio di profondità effettuato nella stessa area, sono emerse strutture risalenti all’epoca punica, aggiungendo ulteriori tasselli alla comprensione della storia del sito.

Stratigrafia a ridosso del limite nord ovest dell’isolato

Negli anni Novanta, gli scavi si sono estesi verso nord-ovest, e i testimoni di terra lasciati in quella fase sono stati rimossi durante la recente campagna di scavo, svoltasi tra marzo e aprile 2024. Questa campagna, condotta dall’Università di Palermo, Dipartimento Culture e Società, all’interno del Progetto Pnrr Samothrace, con la partecipazione attiva del Parco archeologico, ha permesso di raccogliere preziose informazioni stratigrafiche sulle fasi di vita e abbandono di questa zona. Le ricerche suggeriscono un possibile cambiamento di destinazione d’uso, da quartiere residenziale a quartiere artigianale, intorno al Terzo secolo dopo Cristo.

Un momento dello scavo

La ripresa delle attività sul campo, avvenuta tra il 17 e il 28 febbraio 2024, ha rappresentato un’importante opportunità per approfondire la conoscenza degli strati sottostanti la domus romana, relativi alla fase punico-ellenistica. I saggi hanno rivelato nuove strutture murarie risalenti alla prima metà del Terzo secolo avanti Cristo, costruite direttamente sulla roccia. Queste scoperte suggeriscono che, prima della costruzione degli isolati nel corso del Terzo secolo, l’area fosse utilizzata per l’estrazione della pietra e presentasse una conformazione orografica piuttosto irregolare, con forti dislivelli nella superficie rocciosa. Solo nella seconda metà del Terzo secolo avanti Cristo l’area fu spianata e regolarizzata, con colmate ricche di materiale ceramico che uniformarono i piani di calpestio.

Vaschetta di argilla

Tra i ritrovamenti più interessanti, una vasca per lo stoccaggio di argilla cruda, utilizzata probabilmente tra il Primo secolo avanti Cristo e il Primo dopo Cristo per la produzione di ceramica da mensa, forse a pareti sottili. Questo ritrovamento, insieme ai precedenti rinvenimenti di scarichi ceramici nell’area, non solo fornisce nuovi dati sui processi produttivi dell’epoca, ma offre anche un’importante opportunità di studio sui bacini di approvvigionamento dell’argilla, ancora poco conosciuti per Lilibeo.

Il gruppo di lavoro di Unipa

Alle attività sul campo hanno partecipato attivamente gli studenti del Corso di laurea magistrale in Archeologia dell’Università di Palermo, tra cui Maria Luisa Aiello, Marco La Cascia, Barbara Lenzo, Sarah Maria Messina, Martina Pellitteri, Emanuela Rizzo e Gabriele Rovituso. La direzione scientifica è stata affidata a Giovanni Polizzi, ricercatore in Metodologia della ricerca archeologica, in collaborazione con l’archeologa del Parco, Maria Grazia Griffo. Parallelamente agli scavi, sono state avviate le attività di studio dei reperti, coordinati da Manuela Rizzo, che ha curato il lavaggio, la catalogazione e la classificazione dei materiali rinvenuti.

Presto il sito sarà aperto al pubblico in occasione di un “Open day”, organizzato in collaborazione con ArcheOfficina Società Cooperativa. Questo evento rappresenterà un’occasione per ammirare in anteprima i risultati delle ricerche e per vivere in prima persona la storia e la cultura di Marsala. Come ha sottolineato la direttrice del Parco, Anna Occhipinti: “Siamo certi che sarà un’altra bellissima giornata dedicata al patrimonio culturale della città, esattamente come quella vissuta il 16 maggio dello scorso anno, quando oltre 400 persone hanno partecipato con entusiasmo alla scoperta del fossato punico”.