Storia di un borgo rurale che si prepara a rinascere
10 Giugno 2020
Pronto il bando per il recupero dello storico insediamento di Ribera intitolato al capitano dei carabinieri Antonio Bonsignore
di Ruggero AltavillaFu uno dei primi otto borghi rurali costruiti in Sicilia dal regime fascista con l’obiettivo di favorire la piccola proprietà contadina e combattere il latifondo. Oggi è una piccola frazione di Ribera, abitata da una cinquantina di persone, soprattutto durante l’estate. Dopo anni di attesa, è più vicino il recupero di Borgo Bonsignore, tra i meglio conservati esempi di insediamenti rurali edificati alla fine degli anni Trenta nell’Isola. Dopo un ritardo di qualche mese è stato pubblicato dal Dipartimento regionale dei Beni culturali il bando di gara per il progetto di recupero e riqualificazione del borgo. Per i lavori sono disponibili quasi due milioni di euro provenienti dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2014-2020 – Patto per il Sud e a gestire l’appalto sarà il Parco archeologico della Valle dei Templi.
Il progetto rientra nel più ampio piano portato avanti dalla Regione per la riqualificazione degli insediamenti costruiti nel secolo scorso dall’Ente di colonizzazione del latifondo siciliano, ampliati con la riforma agraria negli anni Cinquanta e assorbiti dall’Ente di sviluppo agricolo nel 1965. Siti oggi per lo più abbandonati, che potrebbero essere destinati all’accoglienza, ma anche allo studio e alla promozione del territorio.L’intervento di recupero a Borgo Bonsignore – si legge nella relazione descrittiva dell’intervento – consisterà nella ricomposizione degli aspetti originari degli edifici, eliminando tutti gli elementi aggiuntivi che hanno alterato l’immagine del luogo. Verranno ripristinati i tetti a falde come erano nel progetto originale, eliminati i balconi perché considerati “elementi di interruzione delle linee ‘razionali’ dei prospetti” e torneranno le aperture con i relativi infissi “così che si possa leggere il rigore geometrico della composizione dei ritmi delle facciate”. Saranno ripristinati gli intonaci sia materialmente che nel colore e ricostruiti i solai di copertura della chiesa, “oggi con una consistenza volumetrica alterata rispetto all’originario progetto”. Saranno installati dissuasori a scomparsa, sostituiti i lampioni stradali, recuperando le tipologie dell’epoca, e si provvederà anche alla ripavimentazione della piazza in cui verrà riproposta la fontana originaria.Borgo Bonsignore sorge su una collinetta vicino al mare a pochi passi da Ribera, nell’Agrigentino, e vicino alla foce del fiume Platani. È costituito da un insieme di edifici disposti attorno ad una unica piazza quadrata parzialmente chiusa da portici e dominata dalla torre del littorio, la chiesa con la canonica, il dispensario medico, la scuola, gli uffici dell’ente di bonifica e del podestà, la trattoria, l’ufficio postale e la caserma dei carabinieri. La chiesa, intitolata a San Pietro, è arricchita dagli affreschi del pittore Alfonso Amorelli, mentre le formelle in terracotta che decorano la trattoria e la scuola sono opera dell’artista Salvatore Alberghina.Il territorio dove oggi sorge il borgo fu anticamente uno dei feudi del Ducato di Bivona, chiamato San Pietro. Successivamente il feudo, esteso circa 600 ettari, passò agli Ospedali Riuniti di Sciacca, che nel 1934 l’affittarono per 18 anni alla cooperativa di agricoltori “La Bonifica”, che lo suddivise in 79 quote. Con il lavoro degli agricoltori, il territorio che fino ad allora era stato adibito a pascolo, subì radicali trasformazioni. Furono costruite le vie d’accesso all’altipiano, le strade interne, i canali d’irrigazione, le case coloniche, le stalle, edifici per l’amministrazione, l’acquedotto, le stradi interpoderali; furono eseguite opere di prosciugamento e sistemazione dei terreni, con impianti di oliveti e vigneti.Il 10 dicembre 1940 l’Ente per la colonizzazione del latifondo siciliano, inaugurò ufficialmente il borgo rurale che venne intitolato ad Antonio Bonsignore, capitano dei carabinieri, nato ad Agrigento, medaglia d’oro al Valor militare, caduto in combattimento a Gunu Gadu in Etiopia, durante la Seconda battaglia dell’Ogaden. L’Ente aveva attrezzato il complesso rurale di municipio, scuola elementare, ristorante, 25 case coloniche, ufficio postale, caserma dei carabinieri, ambulatorio medico e chiesa parrocchiale. Vi furono inviati con l’obbligo di residenza un medico, una levatrice, un ufficiale d’ordine e due guardie. Qualche anno dopo vennero inclusi nel borgo anche le terre di altri ex feudi e gli abitanti che nel 1940 erano un centinaio arrivarono a circa seicento. Nel dopoguerra il borgo fu quasi abbandonato e abitato nuovamente dalla fine degli anni sessanta. Adesso si rianima soprattutto d’estate, con spettacoli, teatro e cinema all’aperto nella grande piazza centrale e nell’ultima decade di agosto con la festa di San Pietro, tra processioni e fuochi d’artificio.(Foto dal blog wwwvoxhumana.blogspot.com)