Viaggio tra gli spettri della Fiera, scene da una città post-atomica
29 Aprile 2021
I padiglioni dell’ex campionaria di Palermo sono da anni in abbandono, mentre si pensa al maxi centro congressi, c’è chi vorrebbe salvare le decorazioni di pregio
di Giulio GiallombardoCartoline da una Palermo post-atomica. Una città nella città infestata da un virus ben diverso da quello che ha paralizzato il mondo. Cova tra gli intonaci divorati dal tempo, si annida sotto cumuli di rifiuti, passa da chiosco a chiosco, contagiando ciò che resta di cucine e servizi. È l’epidemia dell’incuria che dilaga da anni tra i padiglioni dell’ex Fiera del Mediterraneo, diventata ormai – per ironia della sorte – quartier generale dell’emergenza sanitaria in città. Accanto al via vai per tamponi e vaccini, c’è il silenzio irreale degli edifici che un tempo ospitavano gli stand della campionaria. Interni che sembrano sventrati da un’esplosione, esterni a pezzi su cui la natura sta lentamente prendendo il sopravvento.
Così, quel triangolo che si incunea fin quasi alle pendici di monte Pellegrino, dove generazioni di palermitani trascorrevano le serate di primavera, tra bancarelle, crêpes e luna park, è un pezzo di città in agonia. Percorrere la strada per raggiungere i gazebo dei tamponi, è come passare da un girone infernale: un susseguirsi di architetture spettrali che nascondono all’interno ambienti collassati e rifiuti di ogni tipo. Dai vetri polverosi del padiglione 3 s’intravedono reti, materassi, frigoriferi, divani, mobili di ogni tipo lasciati lì come se qualcuno si fosse dato improvvisamente alla fuga. Davanti c’è un grande spazio dove il soffitto è crollato e sul pavimento sono ammassati quelli che sembrano tappeti e moquette.Entrare nel piccolo padiglione moresco è come ritrovarsi in un oscuro tempio esoterico, dove le pareti sono segnate dai nomi degli arcangeli, con tanto di tavolo a fare da piccolo altare. Davanti al chiosco greco, soffocato da sterpaglie che ne impediscono l’accesso, in mezzo a cumuli di rifiuti, campeggia in bella vista addirittura una cassaforte. Un albero crollato fa da porta d’ingresso al settore P, dove si trovava una delle aree di ristoro più frequentate, con capannelli di gente in fila per un panino o una pizza. Oggi quei banconi tutti in cerchio, uno attaccato all’altro, sono un ritrovo di fantasmi. Cumuli di sfabbricidi riempiono le cucine, tra latte d’olio e stoviglie ancora sui banconi.Scene da una catastrofe urbana che sembra destinata a non avere fine. I fasti di un tempo sono ormai perduti, nonostante il tentativo di rianimare la kermesse a partire dal 2015, con la nuova gestione della trapanese Medifiere, fermata l’anno scorso dalla pandemia. Prima di allora, una lunga avventura iniziata nel 1946 fino al 2008, quando la crisi finanziaria ha messo fine alle attività dell’Ente autonomo gestito dalla Regione Siciliana. Anni di abbandono che hanno pesato come macigni su gran parte degli edifici, tanto che, prima della pandemia, i padiglioni abbandonati hanno fatto da set alla serie profetica “Anna”, firmata da Niccolò Ammaniti e in onda in questi giorni sulle piattaforme televisive.- L’interno di uno dei padiglioni
- I servizi del Settore P
- L’ex bar Mazzara
- Una delle cucine
- Sfabbricidi all’interno di un punto di ristoro
- Insegna di una panineria
- Uno dei punti di ristoro del Settore P
- Un albero crollato all’ingresso del settore P
- L’ingresso del Settore P
- Uno dei chioschi
- Sterpaglie davanti al padiglione moresco
- Il padiglione moresco
- Interno del padiglione moresco
- L’interno del padiglione moresco
- Vecchi punti di ristoro
- Padiglioni dell’ex Fiera
- Il Padiglione B
- Uno dei padiglioni
- Fiera del Mediterraneo
- Ingresso del Padiglione 3
- Il Padiglione 3
- Il pannello che raffigura Zeus realizzato da Alfonso Amorelli
- Il padiglione 1 con il pannello di Alfonso Amorelli
- Fiera del Mediterraneo
- Il settore P
- Una discarica davanti al padiglione greco
- Uno dei padiglioni in abbandono
- Fiera del Mediterraneo