Nave romana nei fondali di Ustica, al via studi e rilievi in 3D

14 Maggio 2021

Avviata una campagna di indagini condotta da un team internazionale sul relitto che si trova a 80 metri di profondità al largo dell’isola

di RedazioneSono iniziate nel mare di Ustica le attività di documentazione e rilievo in 3D del cosiddetto “relitto profondo” di Ustica. Si tratta di una nave romana integra che si trova sul fondale a 200 metri dalla costa a 80 metri di profondità, che era stata individuato in occasione del posizionamento sul fondale marino del “Cuore di Sebastiano”, l’opera in marmo realizzata dal maestro Giacomo Rizzo in memoria di Sebastiano Tusa (ve ne abbiamo parlato qui).

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Indagini 3D sui fondali di Ustica

In quell’occasione, durante l’immersione di ricognizione effettuata con il batiscafo dall’altofondalista Riccardo Cingillo, era stato individuato il relitto di una nave e un cumulo di anfore. Gli studi propedeutici e il video – fanno sapere dalla Regione Siciliana – sono stati sottoposti all’assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà, che ha riconosciuto il valore dell’impresa, approntando le risorse necessarie per programmare la campagna di indagini strumentali e visive, che viene condotta in questi giorni da un team internazionale che ha visto impegnati gli altofondalisti siciliani guidati dallo stesso Cingillo.
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Anfore nei fondali di Ustica

Durante le attività di recupero – aggiungono dalla Regione – si è rivelato fondamentale il supporto tecnico fornito dal Dipartimento di studi classici e archeologia dell’Università di Malta diretto dal Professore Timmy Gambin, che è intervenuto alle operazioni con il proprio team di tecnici e altofondalisti. Altra importante collaborazione quella fornita dal nucleo sommozzatori del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di finanza di Palermo, guidato dal comandante Riccardo Nobile.
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Itinerario subacqueo di Punta Cavazzi (foto Salvo Emma)

“Gli studi sul relitto che si trova nell’itinerario della Falconiera e il recupero di alcune anfore per definire con esattezza la datazione – sottolinea l’assessore, Alberto Samonà – sono motivo di soddisfazione e testimoniano ancora una volta il potenziale sommerso che fa del Mediterraneo uno scrigno di preziose testimonianze storiche che documentano la centralità della Sicilia nelle rotte commerciali, e non solo, dell’antichità. Ritrovamenti quali quest’ultimo di Ustica – precisa l’assessore – ci aiutano ad arricchire sempre più di dettagli un quadro che si rivela ricco e interessante di informazioni”.
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Faro di Punta Omo Morto

“Sono state operazioni impegnative ed emozionanti – dichiara la soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni – che ci hanno consentito di lavorare in team con l’Università di Malta e di realizzare un’interessante documentazione videofotografica, a 360 gradi con rilievi in 3D del relitto. Durante le immersioni sono stati installati idrofoni subacquei in collaborazione con il Cnr di Capo Granitola. Sono molto grata a tutto il team della Soprintendenza del Mare che ha operato con la consueta professionalità, testimoniando come questo lavoro non possa svolgersi senza una forte carica ideale e di entusiasmo. Con la passione e la professionalità che ci ha trasmesso Sebastiano Tusa – precisa Li Vigni – abbiamo riunito le più alte professionalità nel campo della ricerca strumentale in alto fondale documentando il primo relitto romano integro trovato a Ustica a 80 metri che verrà musealizzato in situ”.