Prove di rinascita per musei e parchi archeologici
I luoghi della cultura si preparano a riaprire dopo due mesi di paralisi, ma sono ancora tante le incognite per un ritorno alla normalità
di Giulio Giallombardo
29 Aprile 2020
Piccoli passi verso la rinascita, anche se un ritorno alla normalità appare ancora lontano. Maggio sarà il mese in cui i luoghi della cultura potranno lentamente iniziare a respirare un’aria sempre meno infettata dal virus. Lo faranno dopo oltre due mesi di paralisi, trascorsi tra visite virtuali, smartworking e pillole di cultura raccontate perlopiù sui social. Anche se la data del 18 maggio annunciata dal governo nazionale rischia di restare soltanto indicativa, sarà lo spartiacque tra il prima e dopo virus, che consentirà a molti musei e parchi archeologici italiani di ripartire con gradualità. Le incognite sulla sicurezza sono ancora tante. Non è ancora stato chiarito se saranno obbligatori i termoscanner all’ingresso o se i dipendenti che tornano al lavoro dopo due mesi dovranno sottoporsi al tampone. Dubbi anche sui pannelli di plexiglass nelle biglietterie e sui condizionatori, da alcuni considerati potenziali vettori del virus. Domande a cui dovranno rispondere presto gli esperti del Comitato tecnico scientifico.
Nonostante finora abbia resistito bene alla pandemia, con contagi ridotti al minimo, anche in Sicilia la parola d’ordine è prudenza. Le aree archeologiche essendo all’aperto, partono naturalmente avvantaggiate, ma anche i musei – almeno quelli più grandi – si stanno attrezzando per ripartire subito, tra mille difficoltà. “Siamo in attesa della normativa specifica che ci indicherà la strada da seguire, ma stiamo già facendo uno screening sulle misure da adottare in funzione di una riapertura”, spiega Giuseppe Parello, a capo dell’ufficio dell’assessorato regionale ai Beni Culturali che coordina tutti i parchi archeologici siciliani. “Stiamo lavorando per ridurre al minimo i contatti fisici, sia tra i visitatori che tra il personale – prosegue Parello – . Punteremo molto sui biglietti online e per gli accessi privilegeremo i lettori ottici o altri sistemi più aggiornati. Cercheremo, poi, di controllare il distanziamento tra i visitatori, realizzando anche percorsi unidirezionali, per evitare possibili incroci. Anche per tutte le procedure di sanificazione, siamo in una fase di ragionamento e messa a punto”.Così, tutti i parchi archeologici regionali da Segesta a Selinunte, dalla Valle dei Templi a Taormina, aspettano in questi giorni di conoscere le linee guida per prepararsi alla riapertura. “Noi siamo pronti e felici di poter tornare a ospitare turisti e famiglie – afferma Rossella Giglio, direttore del Parco archeologico di Segesta – abbiamo 150 ettari di spazio e possiamo in tutta sicurezza aprire le porte ai visitatori che vorranno respirare un po’ di storia in mezzo alla natura. Anche noi ci dovremo attrezzare per garantire l’accoglienza in tutta sicurezza, ma sono convinta che non ci saranno particolari criticità”.Conto alla rovescia verso la riapertura anche al Parco di Naxos Taormina, dove in attesa delle linee guida si sta predisponendo al Teatro Antico l’installazione dei tornelli che consentiranno l’ingresso distanziato, e la riprogrammazione delle visite serali, previste inizialmente tra aprile e giugno. “A Naxos monteremo la tribunetta da 200 posti, trasferita da Villa Caronia e destinata a piccoli eventi serali nell’area archeologica – fa sapere Gabriella Tigano, direttore del Parco – . L’idea, considerando le limitazioni ai viaggi su scala nazionale e internazionale, è quella di coinvolgere sia a Taormina che Naxos musicisti e allievi dei teatri lirici e dei conservatori di Messina e Catania per concerti compatibili con le nuove disposizioni sul distanziamento sociale. In arrivo poi anche abbonamenti annuali, sia individuali che familiari, a prezzi popolari per entrare in uno o in tutti e tre i siti quando si vuole”.Se i parchi archeologici, che godono di autonomia finanziaria, possono con cauto ottimismo prepararsi alla ripartenza, lo stesso non può dirsi per i musei siciliani, in cui sembrerebbe più complicato riaprire nell’immediato. Il timore è che le indicazioni del governo regionale non arrivino in tempo per permettere una riapertura in sicurezza a partire dal 18 maggio. Occorrerebbe predisporre sin da subito gli interventi di sanificazione e pulizia degli ambienti, nonché rifornire tutto il personale di dispositivi individuali di protezione e il tempo stringe.“Sono moderatamente ottimista, anche se aspettiamo indicazioni chiare da parte del governo regionale su come e quando ripartire”, ammette Luigi Biondo, direttore del Polo regionale di arte contemporanea che comprende, tra gli altri, siti come Palazzo Riso e l’Albergo delle Povere a Palermo e Palazzo D’Aumale a Terrasini. “Speriamo che la gente, quando avrà la possibilità di uscire da casa, colga l’occasione per scoprire i nostri musei – prosegue Biondo – . Intanto, abbiamo già predisposto richieste di finanziamento per attrezzarci dei dispositivi di sicurezza che certamente saranno indispensabili per la riapertura. Dovremo organizzarci con ingressi contingentati e percorsi obbligati di visita, anche se fortunatamente le nostre strutture sono ampie e credo che non avremo difficoltà a gestire un flusso di visitatori contenuto, come probabilmente sarà”.Accanto a musei e parchi, sono al lavoro anche gli operatori culturali e i grandi concessionari che gestiscono i servizi. Come, ad esempio, CoopCulture, una delle maggiore realtà italiane che si occupa dei servizi di musei e siti culturali, tra cui, in Sicilia, la Valle dei Templi e il Duomo di Monreale. “Siamo già operativi sulla sicurezza degli ambienti e stiamo lavorando alle iniziative di distanziamento sociale – dice Letizia Casuccio, direttore generale di CoopCulture – . Il nostro target, almeno nell’immediato, non sarà il mercato internazionale, ma sarà basato molto su un turismo di prossimità, dunque di famiglia e molto sui residenti. Stiamo pensando di ripartire dalla promozione di escursioni che vedano insieme ambiente, cultura e gastronomia. Per questo motivo oggi c’è necessità di avere un’agenzia, una cabina di regia unica che metta insieme anche tutto il mondo dell’associazionismo”.Ancora molto incerto, invece, il futuro delle piccole associazioni che lavorano nei territori e che dovranno far fronte a molte più incognite. È il caso degli Amici dei Musei Siciliani, associazione che gestisce otto siti a Palermo, tra cui gli oratori di San Lorenzo e San Mercurio, la chiesa di Sant’Antonio Abbate e quella del Santissimo Salvatore. “La domanda principale è: apriamo a chi, se non ci sarà un turismo tale da giustificare la riapertura? – si chiede Bernardo Tortorici di Raffadali, presidente dell’associazione – Se i grandi musei come i parchi archeologici, possono permettersi di aprire con il personale garantito, noi che gestiamo siti più piccoli rischiamo di non avere visite e questo per noi è un serio problema. Pensiamo di ripartire molto gradualmente, magari con aperture solo nei weekend, per poi incrementare se ci sarà una risposta superiore alle aspettative. Cercheremo di gestire questa fase nel miglior modo possibile, con attenzione e prudenza, consapevoli che il futuro che ci attende è ancora pieno di incognite”.