◉ PALERMO

Santa Maria di Gesù si rialza, iniziano i lavori nella chiesa distrutta dall’incendio

Consegnato il primo lotto finanziato con centomila euro dei fondi d’urgenza dell’assessorato regionale ai Beni culturali. Si stratta di interventi preliminari che prevedono l’inventario dei detriti che servirà al successivo restauro del bene devastato dal rogo della scorsa estate

di Guido Fiorito

1 Febbraio 2024

Inizia il risanamento della chiesa di Santa Maria di Gesù, alle porte di Palermo, devastata dall’incendio dello scorso 25 luglio. È stato consegnato oggi il primo lotto dei lavori, finanziato con centomila euro dei fondi d’urgenza dell’assessorato regionale ai Beni culturali. “Si tratta di lavori preliminari importanti – spiega Selima Giuliano, soprintendente ai Beni culturali di Palermo – che prevedono l’inventario dei detriti, in gran parte caduti per il crollo della volta colpita dal fuoco. Un lavoro di ricerca stratigrafico, alla ricerca di pezzi anche minuti che appartengono a statue, putti, marmi e altari della chiesa che andranno, se possibile, poi ricollocati dov’erano”.

Santa Maria di Gesù, abside

Un lavoro simile a quello archeologico, dove ciascun pezzo ritrovato sarà fotografato e catalogato, segnando anche il punto del ritrovamento per facilitare la corrispondenza dell’opera da cui proviene. Si formerà un database, che servirà al successivo restauro, che sarà guidato dalle immagini storiche delle opere d’arte e dell’interno della chiesa, conservate nell’archivio della Soprintendenza.

Dipinto annerito dall’incendio

La chiesa, d’origine quattrocentesca, sorge alle pendici del monte Grifone, in un complesso che comprende il convento francescano, con l’elegante chiostro, e il cimitero che tra l’altro ospita la cappella dei Florio, disegnata da Damiani Almeyda, ma anche protagonisti della storia cittadina, da Antonio Salinas al giudice Paolo Borsellino. “Quella mattina – racconta frate Vincenzo Bruccoleri, superiore del convento – eravamo tutti fuori e a certo punto l’incendio sembrava domato, a parte piccoli focolai. Poi all’una e mezza quando sono entrato in chiesa ho visto il fumo e il fuoco nel coro. Qualcosa di terribile. Ancora non comprendo come sia potuto succedere. Mi hanno spiegato che le violente raffiche di scirocco hanno fatto entrare il fuoco dalla finestra in alto”.

La firma della consegna dei lavori

Quel 25 luglio 2023, la città fu assediata dagli incendi di origine dolosa. Le fiamme sono state alimentate dal legno del coro e da quello del suo prezioso soffitto rinascimentale a cassettoni, entrambi completamente distrutti. Bruciata anche la scultura lignea quattrocentesca della Madonna con il bambino, di cui sembra sia rimasto solo un moncherino. Il crocifisso dell’altare maggiore è mutilato, molte altre statue danneggiate. Salvo uno dei due immensi lampadari, distrutti i pregiati paramenti donati della regina borbonica Maria Teresa.

L’esterno della chiesa

Oggi la chiesa si presenta con quaranta centimetri di detriti sopra il pavimento in cotto e una serie di impalcature fino al tetto, che è stato coperto, che la tengono in sicurezza. Tra questi detriti gli esperti del Consorzio Pragma di Roma, guidati da Marella Labriola, cercheranno di recuperare quello che è possibile. Minori i danni sull’esterno della chiesa, con piccole fratture e annerimenti. In particolare, salvi i preziosi portali come quello della Cappella La Grua Talamanca. Il complesso era sopravvissuto all’alluvione del 1867 quando l’acqua era arrivata a due metri e sessanta di altezza all’interno della chiesa. Negli anni Settanta era stata oggetto di un discusso restauro che aveva ridisegnato l’interno con abolizione di tombe sul pavimento e modifiche di altari.

Chiostro

“Non si tratta solo di salvare un simbolo religioso – dice Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale ai Beni culturali – ma di uno scrigno che contiene l’identità della città”. I lavori di catalogazione e di smaltimento dei detriti dureranno sei mesi. A quel punto sarà definito dalla Soprintendenza il progetto di restauro dell’intera chiesa per cui sono stanziati 2,8 milioni di euro dal ministero delle Infrastrutture e che sarà curato dal Provveditorato delle opere pubbliche di Sicilia e Calabria. Particolare attenzione verrà messa ai controlli statici. I lavori definitivi dureranno almeno due anni, considerata la delicatezza dell’intervento, con la chiesa circondate da cappelle e tombe del cimitero, dove non sarà facile nemmeno istallare una gru.

Intanto, padre Vincenzo spera di portare quel che è stato salvato delle ossa, ospitate da secoli nella chiesa, di San Benedetto il Moro, co-patrono di Palermo, alla processione di luglio del Festino assieme a Santa Rosalia.