◉ ARCHEOLOGIA

Riemerge una necropoli a Gela: scoperte sei tombe arcaiche

Durante i lavori di riqualificazione dell’Orto Pasqualello sono state rinvenute sepolture risalenti al V-VI secolo avanti Cristo. Tra i reperti più significativi, un elemento architettonico riutilizzato da un tempio e due lekythoi perfettamente conservati. Gli archeologi ipotizzano un antico sepolcreto familiare, forse sigillato da una colata di argilla

di Redazione

9 Giugno 2025

Un frammento prezioso della storia arcaica di Gela è riemerso durante i lavori di riqualificazione dell’Orto Pasqualello: una necropoli databile tra il V e il VI secolo avanti Cristo, che ha restituito finora sei sepolture. Il ritrovamento è avvenuto grazie alle attività di archeologia preventiva condotte sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ai beni culturali di Caltanissetta, in linea con le normative di tutela del patrimonio archeologico italiano, durante i lavori finanziati con fondi del Pnrr e promossi dal Comune.

L’area della necropoli

L’area in questione, oggi interessata da un progetto di recupero urbano, si trova in una zona da tempo considerata sensibile dal punto di vista archeologico. Non sorprende, quindi, che proprio qui siano emerse testimonianze così antiche e significative, capaci di illuminare un segmento poco conosciuto della storia gelese. A confermarlo sono l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, e la soprintendente Daniela Vullo, che hanno garantito la prosecuzione dei lavori di riqualificazione nel pieno rispetto delle esigenze di tutela e valorizzazione dei reperti.

Particolarmente suggestivo è il contesto del sepolcreto sinora individuato, composto da sei tombe: due destinate ad adulti, due a bambini, mentre sulle restanti due sono in corso approfondimenti per stabilirne le caratteristiche e l’identità dei defunti. Tra i reperti più curiosi, nella tomba di un infante è stato rinvenuto un “kalypter egemon”, elemento architettonico decorativo che si ipotizza possa provenire da un tempio locale. Il suo riutilizzo in ambito funerario è un indizio importante: racconta di una società che, nel ciclo della vita e della morte, recuperava materiali simbolici per nuove funzioni, conferendo loro nuovi significati. Questo frammento di tempio reimpiegato come copertura tombale apre interrogativi affascinanti sulle dinamiche culturali e religiose della comunità greca antica che abitava l’area.

Le tombe scoperte durante i lavori di riqualificazione all’Orto Pasqualello

Nella cosiddetta tomba 1 sono stati trovati due lekythoi, piccoli vasi utilizzati solitamente per contenere oli profumati destinati al rito funebre. Gli esemplari rinvenuti, databili tra il 500 e il 475 avanti Cristo, rappresentano un prezioso riferimento cronologico per l’intera necropoli. In questo stesso sepolcro, il corpo del defunto era stato rimosso poco dopo la sepoltura, lasciando intatto il corredo. Una dinamica inusuale, che gli archeologi collegano a un possibile evento naturale, forse una colata di argilla che avrebbe sigillato rapidamente l’area e costretto la comunità a intervenire sul corpo.

Le prime ricostruzioni ipotizzano che il sepolcreto possa appartenere a un nucleo familiare, vista la vicinanza e la disposizione delle tombe, nonché la presenza combinata di sepolture infantili e adulte. Tuttavia, per poter confermare questa ipotesi, sarà necessario estendere gli scavi e procedere con analisi antropologiche e di laboratorio sui resti e sui materiali.

Vicino alle sepolture, infine, è stata individuata anche una roccia tenera tagliata artificialmente, al cui interno sono stati recuperati frammenti di un cratere – un grande vaso usato per mescolare vino e acqua – e di anfore. Anche questo elemento suggerisce un uso rituale dello spazio e forse l’esistenza, nelle vicinanze, di un’area cultuale ancora non del tutto esplorata.

Il ritrovamento conferma l’enorme potenziale archeologico dell’area urbana di Gela, città che già in passato ha restituito testimonianze fondamentali dell’antica colonizzazione greca in Sicilia. Ogni nuova scoperta è un tassello che si aggiunge al mosaico complesso della storia mediterranea, e che contribuisce a costruire una memoria condivisa tra il passato e il presente. La sfida, ora, sarà riuscire a coniugare le esigenze della città moderna con la valorizzazione sostenibile di questo straordinario patrimonio sepolto.