Scoperta una nave romana nei fondali di Isola delle Femmine
27 Luglio 2021
Il relitto, con un importante carico di anfore, si trova a 90 metri di profondità. È stato scoperto durante una ricognizione della Soprintendenza del Mare e dell’Arpa
di RedazioneIl mare siciliano continua a regalare tesori. Un relitto romano del II secolo avanti Cristo, sommerso a 92 metri di profondità nelle acque di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, è stato individuato durante una ricognizione effettuata dal personale della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana a bordo della nave oceanografica Calypso South dell’Arpa Sicilia.
La nave, attrezzata con strumentazione di alta precisione e condotta dagli specialisti dell’area Mare dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, nelle scorse settimane ha effettuato, insieme alla Soprintendenza del Mare, ricognizioni subacquee per verificare la presenza di reperti archeologici in alto fondale; le prime immagini sono state rilevate dai tecnici dell’Arpa nell’ambito delle campagne di monitoraggio svolte attraverso il Rov, robot guidato da remoto. L’intervento degli esperti della Soprintendenza – fanno sapere dalla Regione – ha consentito di confermare il ritrovamento, documentando proprio alla profondità di 92 metri la presenza di un cospicuo carico di anfore, molto probabilmente di tipo vinario, della tipologia Dressel 1 A. Alla speciale missione congiunta, hanno partecipato anche il direttore generale dell’Arpa, Vincenzo Infantino, e la soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni.“L’individuazione della nave romana sul fondale di Isola delle Femmine – sottolinea l’assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà – è forse uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi mesi. Ancora più significativo se si considera che è frutto dell’azione congiunta di due organismi regionali. La sinergia del lavoro dei tecnici dell’Arpa Sicilia e della Soprintendenza del Mare, infatti, dimostra che la proficua interazione tra le discipline legate all’ambiente e all’archeologia può contribuire a far emergere dati importantissimi ai fini dell’approfondimento degli studi sul ‘Mare nostrum’”.“Arpa Sicilia dimostra di essere un’istituzione essenziale, soprattutto se guidata bene e in stretto raccordo con l’assessorato al Territorio e con tutta la Regione Siciliana – dichiara l’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente, Toto Cordaro – . Seppure non strettamente connesso alla consueta attività dell’Arpa, il recente ritrovamento archeologico costituisce un ulteriore fiore all’occhiello del patrimonio custodito nei nostri fondali, che sarà recuperato al più presto e fornirà nuova linfa alla capacità attrattiva della nostra Isola”.“Il Mediterraneo ci restituisce continuamente elementi preziosi per la ricostruzione della nostra storia legata ai commerci marittimi, alle tipologie di imbarcazioni, ai trasporti effettuati, alle talassocrazie, ma anche – precisa Valeria Li Vigni – dati relativi alla vita a bordo e ai rapporti tra le popolazioni costiere. La missione congiunta ha consentito, a distanza di poche settimane, il secondo ritrovamento di eccezionale interesse che segue quello del relitto coevo di Ustica. Vincenzo Infantino ha sottolineato come “lo studio e il monitoraggio dell’ambiente marino, costantemente operati da Arpa continuano ad arricchire il quadro delle preziose bellezze presenti nel mare siciliano”.