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Il sottosuolo di Gela regala nuovi tesori: riemergono antiche sepolture nel centro della città

Durante gli scavi in via Garibaldi, è emersa un'osteotheca del Sesto secolo avanti Cristo, un otre per vino riutilizzato come contenitore funerario per un bambino. Il ritrovamento, analogo a uno scoperto da Paolo Orsi, conferma una pratica funeraria diffusa nell'area. Rinvenuti anche resti di tombe e frammenti ceramici d'importazione

di Redazione

20 Febbraio 2025

Le radici millenarie di Gela continuano a svelare preziosi tesori del passato. Negli ultimi giorni, durante gli scavi condotti dall’Enel nel centro della città, in via Garibaldi, sotto la supervisione della Soprintendenza dei Beni culturali, sono emersi reperti di grande valore storico e scientifico. Tra questi spicca un’eccezionale osteotheca, un otre per vino in terracotta risalente alla prima metà del Sesto secolo avanti Cristo, riutilizzato come contenitore funerario per un bambino.

Un reperto unico: l’osteotheca e il suo significato storico

L’osteotheca, caratterizzata da quattro anse e un beccuccio versatoio, rappresenta una testimonianza rara e affascinante delle pratiche funerarie dell’epoca. Al suo interno sono state rinvenute alcune ossa, confermando l’uso del contenitore come sepoltura per un bambino. Questo ritrovamento assume particolare rilevanza scientifica per la sua analogia con un reperto simile scoperto dall’archeologo Paolo Orsi nel secolo scorso. La scoperta conferma l’esistenza di una pratica funeraria consolidata nell’area gelese, legata alla sepoltura degli infanti in contenitori riadattati.

Altre scoperte nel sito: sepolture e frammenti ceramici

Una delle sepolture ritrovate durante gli scavi

Oltre all’osteotheca, gli scavi hanno portato alla luce i resti di due sepolture ad enchytrismos, una tipologia di inumazione in cui i defunti venivano deposti in grandi vasi, e parte di una tomba alla cappuccina, una struttura realizzata con tegole disposte a forma di tetto. A completare il quadro, sono stati rinvenuti anche frammenti ceramici d’importazione, che attestano i vivaci scambi commerciali di Gela con il Mediterraneo nell’epoca. Questi reperti contribuiscono a datare il complesso archeologico alla prima metà del Sesto secolo avanti Cristo, offrendo ulteriori indizi sulla centralità di Gela nelle rotte commerciali del tempo.

L’importanza della sorveglianza archeologica

Frammenti individuati dagli archeologi

Il ritrovamento è stato possibile grazie alla politica di tutela preventiva adottata dalla Regione Siciliana, che prevede una sistematica sorveglianza archeologica durante qualsiasi intervento nel sottosuolo urbano. Come sottolineato dall’assessore regionale dei Beni Culturali, Francesco Scarpinato, “Gela ci sorprende ancora una volta con ritrovamenti di straordinario valore storico, che ci permettono di conoscere rituali codificati e diffusi. I frammenti ceramici d’importazione confermano la centralità della nostra città nelle reti commerciali mediterranee del tempo”. Scarpinato ha inoltre annunciato che gli scavi continueranno nei prossimi mesi, con particolare attenzione ai dieci metri lineari ancora da esplorare. La speranza è che emergano ulteriori testimonianze del ricco passato di Gela, contribuendo a ricostruire la storia di una delle più importanti colonie greche della Sicilia. Dopo le necessarie operazioni di studio e restauro, i reperti saranno esposti al Museo archeologico regionale di Gela.