Le Vie dei Tesori chiude con 120mila visite e una ricaduta di oltre 2 milioni di euro

Bilancio positivo del Festival nell'anno della pandemia. Premiato un programma ricco, adeguato ai tempi e radicato nel territorio

di Redazione

12 Gennaio 2021

Nell’anno del Covid, delle restrizioni, delle presenze contingentate, della ricerca di luoghi sicuri, la Sicilia ha dimostrato di avere comunque fame di cultura, di bellezza e di condivisione. Le Vie dei Tesori è riuscito a mettere insieme un patrimonio – oggi ancora più prezioso – di oltre 120mila presenze in quasi due mesi di festival (da metà settembre ai primi di novembre), in quindici tra città e borghi, con un indice di gradimento del 91 per cento e una ricaduta sul territorio di oltre 2 milioni e 330mila euro. Un risultato ben lontano dalle oltre 404mila presenze del 2019, ma non per questo meno significativo considerato che i luoghi sono stati inferiori nel numero, a ingressi contingentati per ragioni di sicurezza sanitaria e che i giorni della manifestazione sono inferiori allo scorso anno.

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Visite al Palazzo Vescovile di Mazara

In ogni caso, al numero dei fruitori, vanno aggiunti quelli relativi al web. E anche qui i risultati sono importanti, visto che tra portale e magazine, si registrano quasi 570mila visite con 270mila utenti unici e quasi cinque milioni e mezzo di pagine viste. La maggior parte dei contatti è ovviamente italiana, ma parecchi arrivano da Stati Uniti, Francia, Australia, Gran Bretagna, Canada e dai paesi dell’Est. E negli stessi giorni in cui gran parte della cultura è volata in streaming, ecco che il progetto L’Isola dei Tesori (a ridosso di Natale, visite guidate alla scoperta di sette borghi siciliani, Sambuca, Piana degli Albanesi, Sutera, Sperlinga, Licodia Eubea, Portopalo di Capo Passero, Monterosso Almo) ha ottenuto 300mila visualizzazioni tra Facebook e Instagram.
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Le Vie dei Tesori a Bagheria

“È stata un’edizione di resistenza in cui abbiamo dovuto reinventare le modalità di fruizione del Festival per adattarlo alla situazione sanitaria – dice il presidente delle Vie dei Tesori, Laura Anello –, ma siamo felici di avercela fatta, consentendo le visite in sicurezza. Di fronte alle mille difficoltà siamo andati avanti, convinti che i tesori delle città siano un patrimonio condiviso; e che, ancor più nei momenti di crisi, è da qui che bisogna ripartire come luoghi di riconoscimento della comunità, di tenuta sociale, di rinascita collettiva. Devo ringraziare come non mai tutto lo staff, ogni singolo collaboratore impegnato nei siti, e i visitatori che hanno dimostrato grande senso di responsabilità”.
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Le Vie dei Tesori a Monreale

“Il numero di partecipanti a Le Vie dei Tesori non sorprende affatto perché senza presunzione ritengo che si tratti di una delle manifestazioni di promozione culturale e turistica realizzate meglio in Sicilia negli ultimi anni – dice l’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina -.  La straordinaria capacità di costante sperimentazione e continua riscoperta di luoghi meravigliosi e dimenticati, la rende unica nel suo genere”. Secondo l’assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà, “Le Vie dei Tesori costituiscono un elemento di fiducia e speranza che dona alle persone il piacere di tornare alla normalità”, mentre l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, ha sottolineato come, “nonostante le limitazioni dovute alla pandemia in corso, l’iniziativa de Le Vie dei Tesori, dall’evidente capacità di valorizzare e raccontare la nostra identità culturale, ha riscosso notevole successo e molti studenti universitari hanno potuto, seppur in modalità differenti da quelle inizialmente previste, compiere un’importante esperienza formativa che mi auguro possa presto ripetersi”.
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Visite a Villa Niscemi

IL MONITORAGGIO DELL’OTIEDall’abituale “radiografia” dell’Otie – Osservatorio sul Turismo delle isole europee, guidato da Giovanni Ruggieri, docente di Scienze del Turismo all’Università di Palermo – balza agli occhi il radicamento del festival sul territorio ma anche la fiducia nei confronti degli organizzatori: in tempi in cui si ha paura ad uscire da casa, il cento per cento del pubblico ha lodato il livello di attenzione adottato da Le Vie dei Tesori. L’analisi dell’Otie disegna due mesi di attività che hanno dovuto fare i conti con il contingentamento dei luoghi, con le norme anticovid, ma soprattutto con la mancanza dei turisti: a differenza dello scorso anno in cui i fruitori erano per il 57,8 per cento turisti ed escursionisti, questa edizione ha contato il 95 per cento di cittadini e solo il 5 per cento di non siciliani; resta comunque intatto l’indice di gradimento (91 per cento) che sale al 95 per cento per la scelta dei luoghi.
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Palazzo Costantino

Praticamente tutti i visitatori auspicano un prolungamento del festival o comunque una maggiore frequenza di appuntamenti durante l’anno. Il 99 per cento consiglia una visita in Sicilia durante il festival e il 94 per cento promette di tornare l’anno prossimo. Il visitatore-tipo delle Vie dei Tesori è sempre più “rosa” (68 per cento di donne contro 32 per cento di uomini), si tratta spesso di coppie o di piccoli gruppi di amici. Funziona l’effetto fidelizzazione – quest’anno come mai in precedenza – con il 26 per cento dei visitatori che partecipa per la prima volta ma soprattutto il 74 per cento di “affezionati” che ogni anno ritornano (la maggioranza per la terza volta, ma c’è anche un piccolo drappello di super-visitatori che è alla sua decima edizione e più). Molto significativa la spinta al turismo di prossimità: il 40 per cento dei visitatori ha raggiunto luoghi fuori dai comuni di residenza in occasione del Festival.
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Orto Botanico di Palermo

LA RICADUTA DI RICCHEZZA IN CITTA’ E BORGHIIn questo 2020 il festival è riuscito a mantenere la sua capacità di forte attrattore. Il visitatore siciliano ha speso in media poco più di 19 euro pro capite al giorno, Le Vie dei Tesori ha prodotto una ricaduta economica sull’Isola di 2 milioni 330mila euro in termini di spese fra bar, ristoranti, shopping, trasporti. La maggior parte su Palermo, dove il festival ha generato una spesa di quasi un milione e 300mila euro. La ricaduta è stata interessante ovunque, grandi città e piccoli borghi. Subito dopo Palermo, seguono distaccate Catania con oltre 250mila euro e Bagheria che supera i 116mila euro. Scicli batte Ragusa anche in termini di ricchezza sul territorio: i suoi 112.548 euro superano il capoluogo con 107mila euro. Sul Trapanese si è avuta una ricaduta complessiva che supera i 210mila euro: la fetta più ampia è su Trapani dove il festival  ha generato una ricchezza di 102.492 euro, segue Marsala  con oltre 55.560 euro e la debuttante Mazara quasi alla pari con 55.113 euro. La ricaduta su Messina è stata di 52.213 euro; seguono Sciacca con 44.780 euro e di poco distaccata Caltanissetta con 38.350 euro. A Monreale la ricaduta sul territorio è stata di 34.692 euro. Anche nel borgo di Sambuca (che è stata con Palermo la città che ha attirato percentualmente più turismo di prossimità): è stata generata ricchezza:  31.734 euro. Noto quest’anno ha penato per la mancanza del turismo internazionale (ma 27mila euro sono rimasti sul territorio). Infine Naro che in un solo weekend ha ricavato 10.442 euro.
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Serbatoi di San Ciro

LE MAGNIFICHE 15 DI PALERMOAi palermitani piace scoprire luoghi inediti: non meraviglia quindi che il sito più visitato di questa edizione sia stato Palazzo Costantino (3.314 ingressi): affacciato sui Quattro Canti, eppure sprangato e in rovina, è una ferita aperta della città. La gente lo ha affollato, scoprendolo anche in un’inedita veste notturna. La stessa che hanno mostrato le Carceri dello Steri con i graffiti dei prigionieri della Santa Inquisizione (2.545 visitatori) e tra questi, la barocca e sontuosa chiesa di Santa Caterina (2.632). E se restano sempre molto amati siti conosciuti come l’ultima residenza di Vincenzo Florio all’Arenella o i salotti leziosi dei Borbone della Casina Cinese, è anche vero che i follower del Festival non si sono lasciati scappare né le sorgenti del Gabriele né gli inediti serbatoi di San Ciro che raccontano in maniera diversa, il rapporto della città con le sue acque; sono saliti come ogni anno fin sulla cupola del Santissimo Salvatore e si sono affacciati da Porta Felice, hanno visitato le celle delle monache di Santa Caterina, i giardini del Villino Florio e i l’alcova dipinta di palazzo Bonocore; hanno scoperto i “teatrini” serpottiani dell’oratorio del Santissimo Rosario in santa Cita, sono entrati nel foyer del Politeama e dietro le quinte del Teatro Massimo.
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Villa Ramacca a Bagheria

I SITI PIU’ VISITATI NELLE ALTRE CITTA’A Catania ha vinto la curiosità: neanche i cittadini avevano mai visitato Palazzo Scuderi – Libertini con i suoi rimandi al Rinascimento fiorentino: è stato questo il luogo più amato, seguito dall’elegante Villa Manganelli. La scoperta di quest’anno è stata Bagheria, pochi chilometri da Palermo, che ha debuttato nel festival aprendo le porte sontuose delle sue residenze nobiliari, di certo le più visitate: da Villa Cattolica con il Museo dedicato a Renato Guttuso al sontuoso Palazzo Butera con la sala Borremans fino a Villa Rammacca.
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Le grotte di Chiafura a Scicli

Eccoci al Val di Noto: Scicli batte Ragusa anche se di poco ma è scatenata, la cittadina del barocco ha giocato in casa e offerto agli stessi sciclitani due gioielli come il malinconico Palazzo Beneventano e le particolarissime Grotte di Chiafura, considerate la “Matera” siciliana. A Ragusa si rinnova l’amore per il Circolo di Conversazione dei nobili signori, Palazzo Arezzo di Trifiletti, perfettamente conservato e  il minuscolo Teatro Donnafugata. Dal Val di Noto al Trapanese: i numeri qui sono veramente ottimi, complici le giovani associazioni con cui il festival ha lavorato in perfetta sinergia. A Trapani si sono fatti amare soprattutto l’inedita Villa Aula, l’elegante Palazzo Milo – Pappalardo e la simbolica Torre di Ligny. A Marsala il sempre gettonato Palazzo VII Aprile e lo straordinario complesso ipogeo di Santa Maria della Grotta. L’ultima del terzetto ma con un debutto coi fiocchi, la multiculturale Mazara del Vallo, ha “insidiato” da vicino le colleghe, e ha proposto la chiesa di San Francesco, il teatro del popolo intitolato a Garibaldi, e ha aperto l’intera cittadella Diocesana.
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Il cimitero dei “carusi” di Caltanissetta

Messina ha lavorato parecchio fuori porta, e ha condotto nei dintorni, per esempio nel Villaggio fantasma di Massa San Nicola; Sciacca ha aperto i suoi laboratori artigiani, e il pubblico ha amato il panorama dall’alto della Chiesa del Carmine e dalla torre campanaria della chiesa San Michele. Di poco distaccata Caltanissetta: qui hanno funzionato le passeggiate sulle tracce dei carusi delle miniere (sold out appena aperte le prenotazioni). Tra i siti più visitati, la chiesa di San Sebastiano. Monreale ha creato percorsi alternativi alla sontuosa magnificenze del Duomo: il pubblico si è affacciato dalle terrazze di Palazzo Cutò, ha scoperto tomi e annali alla Biblioteca Ludovico II De Torres e ammirato gli stucchi della Madonna dell’Orto. A Sambuca di Sicilia i visitatori hanno privilegiato il museo archeologico di Palazzo Panitteri, sono scesi nelle misteriose Purrere e hanno scoperto le sculture intrecciate della francese Clavel. Noto ha aperto le sue nobili residenze: per scoprire gli arredi intatti di Palazzo Landolina Sant’Alfano e di Palazzo Trigona di Canicarao. Anche Naro, seppure per un solo weekend, si è riempita di appassionati che sono scesi dal castello Chiaramontano al centro barocco, tra la chiesa di santa Caterina con la sua cripta e la Biblioteca Feliciana con i suoi tesori librari.